La Norvegia rappresenta la frontiera nord della Nato ed è l’unico suo membro, insieme ai Paesi Baltici e alla Polonia, ad avere un confine con la Russia.

Le esercitazioni dell’Alleanza Atlantica nel Grande Nord si sono moltiplicate per numero e intensità negli ultimi anni. La Trident Juncture 2018 è stata la più imponente esercitazione militare dell’Alleanza Atlantica dalla fine della Guerra Fredda: vi hanno partecipato 50.000 militari di 29 Paesi Nato – più Svezia e Finlandia – 250 aerei, 65 navi e oltre 10.000 mezzi. Subito dopo la Trident Juncture la fregata norvegese Knm Helge Ingstad si è scontrata con una petroliera, evitando per poco una grave catastrofe ambientale. La fregata comunque si danneggiò così gravemente che furono costretti ad affondarla.

L’esercitazione della Nato “Cold Response 2020”, che avrebbe dovuto riunire più di 15.000 soldati nella Norvegia settentrionale nel marzo 2020, è stata annullata a causa dell’epidemia del coronavirus.

Recentemente la Marina statunitense si è riaffacciata nei mari Artici quando i cacciatorpedinieri Uss Donald Cook, Uss Porter e Uss Roosevelt e la fregata britannica Hms Kent, con il supporto della Usns Supply, hanno fatto il loro ingresso nel Mare di Barents per affermare la libertà di navigazione e dimostrare una perfetta integrazione tra gli alleati.

L’Atlantico del Nord, insieme all’Artico, sono tornati prepotentemente, insieme ad altri teatri, al centro dell’agenda militare di Russia e Nato.

Il porto di Tromsoe, cittadina a circa 300 km a nord del Circolo Polare Artico, è stato ingrandito per farne un vero e proprio hub per i sottomarini nucleari d’assalto statunitensi, che così possono operare in un braccio di mare strategico, posto a poca distanza dalle unità subacquee russe, ovvero le basi di Murmansk-Poljarnyj nella penisola di Kola.

Col nuovo accordo (ancora ufficioso) tra USA e Norvegia pare che la sicurezza del Paese invece di aumentare stia diminuendo. Infatti una piccola flottiglia di 10 sottomarini russi ha forzato il GIUK Gap, il passaggio marittimo obbligato tra Regno Unito, Islanda e Groenlandia, come segnale agli Stati Uniti che Mosca non intende farsi chiudere nei suoi mari limitrofi.

L’Artico sta diventando sempre più teatro di scontro virtuale tra le varie potenze globali. Nonostante che i mari Artici siano limitati negli scali portuali, siano imprevedibili nelle condizioni meteorologiche, e difficoltosi nelle situazioni di emergenza e di soccorso, destano grande interesse anche per la Cina, che ha elaborato una Via della Seta Polare. Va infatti considerato che l’Artico si sta sciogliendo a causa del cambiamento climatico, e ciò attira l’attenzione economica delle grandi potenze. La Cina, poi, deve assolutamente trovare un’alternativa allo Stretto di Malacca.

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