Sul “Sole24ore” del 24 gennaio c’è un art. interessante sulla demografia europea. Si è dato per scontato che le tendenze demografiche attuali si conservino simili anche in futuro.

Da qui al 2100 l’ipotesi principale dell’Eurostat è di una modesta crescita demografica degli attuali 27 Paesi, che dovrebbe raggiungere un picco in questo decennio (450 milioni), per poi cominciare a calare dal 2030 in avanti. Da oggi al 2100 il calo complessivo dovrebbe aggirarsi sui 30 milioni di abitanti, per cui a fine secolo la popolazione potrebbe arrivare a toccare le 416 milioni di persone.

In valori assoluti l’Italia è la seconda nazione dopo la Polonia che si troverebbe a perdere più abitanti, seguita dalla Romania: rispettivamente, 8,9, 10,3 e 6,6 milioni di persone in meno.

Invece Francia e soprattutto Svezia vedrebbero aumentare i loro abitanti di 2,6 e 3,4 milioni.

In Germania le proiezioni suggeriscono un saldo neutro, mentre si parla di 1,1 milioni di persone in meno in Spagna.

Anche in Irlanda si prospetta un notevole aumento della popolazione.

L’ordine delle nazioni più popolose della UE – Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia – resterà comunque invariato.

In termini relativi, cioè guardando al cambiamento rispetto al punto di partenza e non in valori assoluti, i principali cali demografici dovrebbero esserci in diverse nazioni dell’est come Lettonia, Lituania, Romania, Bulgaria e Polonia.

In generale si pensa che tenderà ad aumentare l’età mediana della popolazione (quella di chi si trova esattamente in mezzo, in un determinato momento, ordinando tutti gli abitanti della UE dal più giovane al più anziano): dai 43,7 attuali a 48,8 anni.

Il fattore principale che sosterrà la popolazione europea sarà solo l’immigrazione. Questo significa che se non ci fosse immigrazione saremmo un continente di vecchi con pochissimi figli.

Infatti si prevede che diminuirà la proporzione di bambini, sia come numero complessivo che come percentuale dell’intera popolazione: se erano il 15,2% del totale nel 2019, ovvero 67,8 milioni, caleranno nel 2100 a 58 milioni, cioè il 13,9%.

Gli over 65 sono oggi 1 ogni 5 abitanti totali, ma a fine secolo potrebbero crescere fino a diventare quasi 1 ogni 3. Gli over 80 passeranno dai 26 milioni attuali ai 60,1 milioni nel 2100.

A diminuire dovrebbe essere anche il numero di persone in età da lavoro (15-64enni): il loro peso relativo subirà una riduzione di 60,6 milioni di persone da qui al 2100.

Sarà un disastro per le pensioni. Mentre oggi ci sono 3 persone in età da lavoro per ogni anziano, nel 2100 questo rapporto sarà inferiore a 2.

Insomma la UE ha bisogno di immigrati giovani, da inserire subito nel mercato del lavoro e disposti a riprodursi in maniera significativa.

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