Negli anni ’70 Yasser Arafat era convinto che il “grembo delle palestinesi” avrebbe creato lo Stato di Palestina. Ma così non è avvenuto, anche perché il “grembo delle israeliane” non è meno fecondo. E poi Israele ha beneficiato soprattutto di ondate migratorie successive al crollo del cosiddetto “socialismo reale”.

Analizzato per religione il tasso demografico oggi è del 3,1 per gli ebrei, del 3,3 per i musulmani (e del 2,2 per i cristiani arabo-palestinesi).

Israele oggi conta 8,5 milioni di abitanti, oltre 10 volte la popolazione del 1948. Le loro statistiche includono nel conto Gerusalemme Est, il Golan e gli insediamenti in Cisgiordania, che però non sono riconosciuti come suo territorio dalla comunità internazionale, ad eccezione naturalmente degli USA.

La popolazione palestinese ora è di 2,6 milioni in Cisgiordania, più 220 mila a Gerusalemme Est, che è stata annessa da Israele nel 1967. Gli abitanti degli insediamenti ebraici sono invece cresciuti fino a 400 mila nella Cisgiordania occupata e 350 mila a Gerusalemme Est.

Queste dinamiche sono alla base dell’espansione degli insediamenti, criticata dall’ONU come uno dei maggiori ostacoli per la ripresa dei colloqui di pace. Ma la costruzione delle nuove case crea tensioni anche all’interno d’Israele, per la banale ragione che c’è sempre meno spazio.

Israele ha una superficie di circa 21 mila kmq, più o meno come la Puglia. E una densità di 366 ab. per kmq, una delle più alte al mondo. Servono ogni anno da 40 a 60 mila nuovi appartamenti, un ritmo di cementificazione assurdo. Con questo tasso di crescita naturale e d’immigrazione, il Paese conterà 15 milioni di abitanti nel 2050, con una densità di 750 ab. per kmq. Escluso il deserto del Negev, sarà di fatto una grande area urbana, come le metropoli americane.

La Cisgiordania, 5.600 kmq, è altrettanto piccola e affollata. Le risorse in acque e terreno coltivabile sono molto scarse, perché sono gli ebrei ad appropriarsene. Per non parlare di Gaza, quasi 2 milioni di abitanti su 360 mq, dove la crescita demografica è ancora oltre il 3% e i figli per donna 5.

In Cisgiordania, nel 1967, non ci viveva neanche un ebreo, ma dopo la conquista militare la popolazione ebraica è cresciuta in maniera esponenziale. Oggi circa 430mila ebrei (15% della popolazione) vivono in 132 insediamenti riconosciuti ufficialmente dal governo d’Israele e in altri 121 avamposti non ufficiali che han richiesto l’approvazione. I coloni vivono in comunità del tutto separate dai palestinesi, e in ogni caso i rapporti non sono mai amichevoli, proprio perché gli ebrei vengono accusati di bruciare i campi e sradicare gli ulivi, ma anche di usare l’acqua in maniera illegale e di costruire strade per tenere collegati le loro colonie, sulle quali non possono muoversi gli automezzi palestinesi.

Israele incentiva parecchio l’afflusso di ebrei in Cisgiordania, al punto che qui il costo della vita è nettamente inferiore rispetto a quello che si registra all’interno d’Israele.

L’Istituto centrale di statistica palestinese sostiene che i palestinesi nel mondo alla fine del 2018 erano circa 13 milioni, di cui solo la metà abitano fra il Giordano e il Mar Mediterraneo: 1,6 milioni in Israele, quasi 3 milioni fra la Cisgiordania e Gerusalemme Est e quasi 2 milioni nella striscia di Gaza.

Secondo le statistiche delle Nazioni Unite i rifugiati palestinesi riconosciuti come tali, discendenti da quei 750.000 palestinesi fuggiaschi o espulsi nel conflitto del 1948, aventi uno status trasmesso di generazione in generazione, sarebbero 5,5 milioni, di cui 1/3 circa abita in campi profughi, il resto in città o villaggi nelle vicinanze di detti campi dove ricevono assistenza alimentare, sanitaria e scolastica. I rifugiati sono circa 2,2 milioni in Giordania, 440.000 in Siria, 470.000 in Libano, 820.000 in Cisgiordania e 1,3 milioni nella striscia di Gaza. Per loro è un disastro assoluto.

La popolazione ebraica del mondo, secondo le statistiche correnti, è di poco superiore ai 14,5 milioni. Nella definizione più estesa, che include coloro che sono in parte ebrei o hanno genitori ebrei, sarebbe di circa 17,5 milioni. Gli ebrei cittadini d’Israele, abitanti in Israele e negli insediamenti dei territori occupati, sono 6,7 milioni (erano circa 600.000 nella Palestina del 1945).

La rivista “Limes” dice però di prendere con le pinze tutti questi dati demografici, poiché entrambi i contendenti dell’area hanno interesse a gonfiarli. Di sicuro è un mito che gli arabi avrebbero un tasso altissimo di natalità, mentre gli ebrei sarebbero destinati a un declino demografico di tipo europeo. Anche se resta indubbio che, per i tassi di crescita, il centro di gravità demografico della Palestina si è spostato dalla Cisgiordania a Gaza.

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