Jalalabad è stata teatro della prima grande insurrezione degli afghani contro la riconquista del potere da parte dei talebani. Hanno manifestato contro il vilipendio della bandiera nazionale, che in molti luoghi è stata sostituita da quella del movimento islamico. E i talebani hanno reagito con violenza, anche sparando sulla folla. Si sono tolti subito la maschera del moderatismo ostentata in questi primi giorni. D’altronde han detto di non voler praticare la democrazia ma solo la medievale sharia.

Molti afghani cercano di scappare con gli aerei, ma l’aeroporto di Kabul è presidiato dai talebani, che non vogliono far partire nessuno.

È invece riuscito a fuggire tranquillamente l’ex presidente Ashraf Ghani, protetto dagli americani: un uomo molto corrotto e incapace. Si è rifugiato con la famiglia ad Abu Dhabi, portando con sé 169 milioni di dollari pubblici.

Dopo il ritorno del mullah Abdul Ghani Baradar (presidente de facto dell’attuale emirato islamico), è stato annunciato il rientro in Afghanistan dal Pakistan di un altro leader talebano, Khalifa Sirajuddin Haqqani, considerato dall’FBI come un ricercato “most wanted”. C’era una taglia su di lui di 5 milioni di dollari per aver compiuto vari attentati terroristici.

Nel terzo giorno di occupazione i negozi hanno riaperto, ma sono poche le donne in giro. Han promesso il rispetto dei diritti delle donne ma nell’ambito della sharia e non hanno fornito dettagli. Già adesso non vogliono che guidino le auto né che lavorino nelle banche. Sharia vuol anche dire, tra le altre cose, punire l’adulterio con la lapidazione e il furto con l’amputazione e il tradimento della patria con la decapitazione in pubblico (e per essere un traditore basta essere un traduttore per il nemico).

Han detto che non useranno vendetta per chi ha collaborato con gli occidentali, ma hanno anche chiesto di esercitare il perdono nei confronti dei talebani che hanno ucciso degli afghani in questi anni di guerra. Però in 20 anni han commesso innumerevoli ed efferati crimini, non solo uccidendo gente inerme. È dalle province che arrivano i racconti dei rapimenti delle ragazze e della giustizia sommaria.

Alle ambasciate di Russia, Cina e Turchia è stata garantita piena sicurezza, ma non prenderanno profughi nei loro Paesi. Questi tre Paesi, nonché il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, han detto che non si può non parlare coi talebani, dato che han vinto la guerra, han promesso di combattere i terroristi dell’Isis (l’autoproclamato califfato islamico) e di sradicare il traffico di droga.

In realtà non han vinto un bel nulla, si sono sempre autofinanziati con la droga e l’Isis l’han sempre protetta. Semplicemente gli USA si sono ritirati e gli altri occidentali li han seguiti a ruota, mentre l’esercito afghano ha tradito il proprio Paese evitando di combattere. In particolare i russi temono che i talebani occupino il Tagikistan. E i cinesi non vogliono assolutamente che i talebani abbiano rapporto con gli Uiguri. I turchi addirittura han realizzato a tempo di record un muro di 110 km nella zona di confine con l’Iran per impedire ai profughi di giungere nel loro Paese.

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