Un buon packaging deve tenere insieme tantissime cose, in molti casi una opposta all’altra: sostenibilità e riconoscibilità, attrazione verso i clienti e sicurezza per i bambini, praticità nel trasporto e riconoscibilità sugli scaffali, usabilità e sicurezza, chimica e design, richieste di marketing e necessità pratiche, esigenze delle aziende e desideri dei consumatori. La concorrenza tra i produttori è così tanta che ormai si punta quasi tutto sul marketing e sul confezionamento delle merci. Bisogna sempre inventarsi un modo diverso per renderle nuove.

Tuttavia il packaging è uno dei principali inquinatori del nostro pianeta, anche perché quasi sempre destinato a finire nell’immondizia. Basta vedere che razza di isole ha creato nel Pacifico: solo la Pacific Trash Vortex è circa due volte più grande del Texas.

Il riciclo dei rifiuti non ha alcun senso se non risolviamo questo problema. E al momento esiste solo un modo: riutilizzare il più a lungo possibile i contenitori. Questo vuol dire, tanto per fare alcuni esempi, che acqua, vino, olio, latte, shampoo, sapone, detersivi, profumi, riso, pasta, farina, zucchero, caffè, dentifricio e un migliaio di altre cose, devono poter essere inseriti in appositi dispenser. E l’acquirente si lava da solo i propri contenitori, assumendosi una responsabilità personale, senza far pesare sulla collettività l’uso dei suoi prodotti.

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