Prima del conflitto russo-ucraino la UE importava fino al 40% del suo petrolio dalla Russia. Il Consiglio Europeo ha deciso che entro febbraio 2023 tutte le importazioni di petrolio dalla Russia cesseranno, ad eccezione di piccole quantità che oggi arrivano attraverso l’oleodotto Druhzba South a favore di Ungheria, Cekia e Slovacchia.

Un’ulteriore misura presa dal Consiglio Europeo è la limitazione per le compagnie di assicurazione marittima della UE (e del Regno Unito) di fornire copertura per i carichi contenenti greggio russo. Questa misura potrebbe limitare la capacità di export della Russia non solo in Europa ma in tutto il mondo, facendo salire ulteriormente i prezzi del petrolio.

Gli statisti occidentali sembrano non capire nulla di economia. Infatti stanno pensando di porre entro fine anno, prima ancora che scatti l’embargo definitivo, un tetto al prezzo del petrolio, per ridurre le entrate russe. Questo per scongiurare sommosse popolari.

Non si rendono conto di vivere in un sistema di mercato che non sopporta controlli politici sull’economia. Vogliono usare strumenti economici e finanziari per distruggere o quanto meno isolare la Russia, senza rendersi conto: 1) di non essere più i dominatori del mondo e 2) di essere soltanto i portavoce dei potentati economici del capitale. In ultima istanza la politica non decide proprio nulla.

In occidente nessuna merce in nessun periodo storico è mai riuscita a sopportare, per più di un tempo molto limitato, un tetto al proprio prezzo imposto dai politici. La conseguenza è sempre quella del mercato nero e della speculazione incontrollata.

Già oggi, proprio grazie al nostro embargo contro Mosca, Cina e India stanno comprando il greggio russo a prezzi molto scontati. In ogni caso nessun Paese del BRICS aderirebbe mai a un cartello di acquirenti occidentali.

In occidente i prezzi dei prodotti energetici stanno salendo in maniera vertiginosa semplicemente perché questi prodotti sono in mano ad aziende private che si sentono autorizzate ad approfittare di qualunque situazione favorevole, e la guerra in Ucraina è una di queste.

Quando gli Stati vogliono calmierare i prezzi di qualche prodotto (come stanno facendo oggi Spagna e Portogallo nei confronti del gas per le centrali elettriche), la differenza dai prezzi di mercato viene pagata dai governi con le tasse dei cittadini.

Fonte: affarinternazionali.it

Print Friendly, PDF & Email