L’ottavo comandamento della NATO
L’ottavo Concetto Strategico (CS) della NATO, approvato a Madrid nel giugno 2022, sostituisce il settimo (Lisbona 2010). Guiderà la politica militare dell’Alleanza nel prossimo decennio. Il documento che precisa gran parte dei dettagli impliciti nel CS è invece mantenuto segreto.
In quello reso pubblico non si esclude la possibilità che la Russia, definita come principale Paese aggressore, voglia minare la sovranità politica e l’integrità territoriale degli alleati europei.
Tuttavia dal 1991 ad oggi la NATO aveva sempre sostenuto il contrario, proprio perché aveva apprezzato positivamente la fine del socialismo reale e quindi la possibilità di espandersi in molti Paesi dell’ex Patto di Varsavia. Attualmente è previsto un ulteriore allargamento verso Ucraina, Georgia e Moldavia.
Il CS 2022 è anche il primo documento della NATO a considerare la Cina un nemico da tenere sotto controllo, poiché agisce su scala planetaria, soprattutto a livello economico. Taiwan naturalmente rappresenta il pretesto migliore per far scoppiare la prossima Pearl Harbor.
La NATO si preoccupa della Cina perché non si configura più come mera Alleanza atlantica ma come organismo di difesa degli interessi occidentali in generale. Tant’è che ai suoi summit partecipano come osservatori i capi di stato o di governo di Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Sud Corea. In tal senso non viene fatta nessuna differenza tra Cina, Russia, Iran, Siria e NordCorea: son tutti Paesi da neutralizzare o quanto meno da monitorare.
In particolare la NATO mette sullo stesso piano strategico la sicurezza della UE e dell’Indo-pacifico. Anzi ritiene impossibile collaborare con Cina e Russia per combattere il terrorismo internazionale, le tensioni militari in Africa o in Medio Oriente, gli attacchi nel cyber-spazio e persino il degrado del cambiamento climatico, quando questo minaccia la sicurezza dei Paesi in generale.
La NATO si sente autorizzata a intervenire, direttamente o indirettamente, in tutte le questioni globali di grande importanza economica, tecnologica, commerciale e scientifica. Questo perché tutto il mondo è considerato un potenziale o effettivo nemico dell’occidente. Parole come controllo degli armamenti, disarmo, non proliferazione nucleare e sicurezza comune o reciproca vengono considerate obsolete, a meno che non servano a ridurre la capacità bellica dei propri nemici.
Tutti i vari documenti precedenti sulla sicurezza europea, redatti insieme all’URSS e alla Russia, dall’Atto finale di Helsinki (1975) al più recente Documento di Vienna (2011), non vengono neppure citati. Persino l’ONU è considerata irrilevante. La pace è garantita solo dalla subordinazione, anche perché la NATO vuole salvaguardare e anzi potenziare una superiorità tecnologica in tutti i campi.
Si può con sicurezza sostenere che la NATO è diventata una potenza sovranazionale che tende a definire la politica estera di difesa di tutti i Paesi membri e di tutte le possibili alleanze internazionali secondo i criteri esclusivi e gli interessi prioritari degli Stati Uniti. Sotto questo aspetto bisogna ammettere che le stesse sanzioni economico-finanziarie non sono solo interventi coercitivi contro i Paesi nemici, ma promuovono determinate politiche economiche che avvantaggiano palesemente gli USA e rendono tutti gli alleati più sottomessi. Prepariamoci quindi a destinare al riarmo ben più del 2% del PIL e togliamoci dalla testa di poter creare una difesa europea alternativa alla NATO.
Tutto ciò si deduce abbastanza facilmente dal suddetto documento pubblico. Bastava la premessa per capirlo: “il nostro mondo è conflittuale e imprevedibile”. Ci si chiede cosa in aggiunta sia stato scritto in quello segreto. Forse il momento esatto in cui tenersi pronti all’Apocalisse? Di sicuro la seconda Belle Époque in Europa è finita.