È evidente che i russi preferiscono l’epoca di Putin a quella di Eltsin. Putin rappresenta la democrazia? No, ma Eltsin rappresentava il disfacimento totale della Russia, la svendita dei suoi beni agli USA, l’impoverimento generale del Paese a fronte di una dilagante corruzione da parte degli oligarchi e dei racket mafiosi, e la catastrofica bancarotta.

Purtroppo per colpa di Eltsin anche il nome di Gorbaciov è stato travolto dalle accuse contro la democrazia. Come per colpa di Stalin anche il nome di Lenin è finito nel dimenticatoio. Sembra che i russi non riescano a vivere in una via di mezzo, ma siano come costretti a passare da un estremo all’altro.

I successi economici di Putin in politica interna sono innegabili, anche se viene accusato di autocrazia, di usare metodi spicci quando affronta i suoi avversari e di rifarsi a valori ottocenteschi (come p.es. quelli religiosi).

Senza dubbio ha ridato dignità a un Paese che sotto Eltsin era completamente asservito ai desiderata commerciali degli americani. Forse pochi sanno che è riuscito a nazionalizzare il 65% dell’industria petrolifera, il 95% dell’industria del gas, e molte altre industrie. In questa maniera (più affine al socialismo statale che non al capitalismo) ha ridimensionato di molto il potere degli oligarchi. Cosa che nessun altro ex Paese del Patto di Varsavia può vantare di aver fatto. Tutti si sono lasciati pesantemente condizionare dallo stile di vita e dalle mire egemoniche degli occidentali; e se taluni Paesi non sono diventati delle mere colonie euroamericane, è stato solo per merito di un intervento militare russo (Cecenia, Georgia, Bielorussia, Kazakistan, e ora l’Ucraina).

Le rivoluzioni arancioni, il fondamentalismo islamico, i colpi di stato, le persecuzioni verso le minoranze russofone all’estero, l’installazione delle basi militari americane a ridosso dei confini russi, la proliferazione dei pericolosi laboratori biologici degli USA, l’aiuto militare ai Paesi alleati (p.es. la Siria)… son tutti argomenti che in politica estera Putin ha dovuto affrontare con una determinazione tale da scatenare le ire funeste dell’intero occidente.

Sta succedendo nei confronti del putinismo la stessa cosa che succedeva nei confronti dello stalinismo: l’occidente critica l’uso dei metodi autoritari della Russia quando è esso stesso che li provoca a causa delle sue politiche aggressive, che mirano sempre a far diventare l’intera Federazione (possibilmente smembrata) una propria colonia.

La fiducia che Putin aveva riposto in una partnership commerciale con l’occidente è stata tradita, così come si sentì tradito Stalin dal comportamento di Hitler, che stracciò improvvisamente il patto di Ribbentrop-Molotov.

Certo, molti analisti plaudono ai successi economici e commerciali conseguiti dal ventennale regime putiniano (che per molti aspetti somigliano a quelli realizzati dallo stalinismo) e che tanto stupiscono, a motivo della loro velocità, gli ambienti occidentali. Ma è evidente che la democrazia ne paga un prezzo (quello che Gorbaciov non avrebbe voluto farle pagare).

D’altra parte Putin sa benissimo che la democrazia occidentale è puramente formale: è la democrazia dei ricchi, basata sullo sfruttamento delle risorse umane e materiali dei Paesi meno avanzati. Non si sente minimamente giudicato da una democrazia del genere.

Resta però il fatto che per tenere unita una Federazione così vasta e complessa, i metodi autoritari possono funzionare fino a un certo punto. Vi sono abissi culturali tra le varie religioni e soprattutto tra l’area europea, più soggetta alle influenze occidentali, e l’area asiatica. La Russia si sente un impero, come quello zarista, ottomano o austro-ungarico dei secoli passati, e finché avrà a che fare con un occidente che la vuole sfruttare a causa delle sue immense risorse naturali, la realizzazione della democrazia sarà sempre molto relativa. Così come molto relativa diventa quella occidentale quando i Paesi colonizzati a partire dal XVI sec. cominciano a usare l’espressione: “500 anni bastano”.

Un mondo multipolare non può essere fatto da tanti “imperi” che tra loro si devono rispettare. Ci vuole qualcosa che ancora l’intero pianeta non conosce o ha dimenticato.

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