Questo nostro periodo storico mi sembra somigliare, più o meno, a quello del mondo romano in cui gli imperatori si resero conto che la resistenza di certe popolazioni impediva alle loro legioni di allargare i confini in maniera significativa.

Gli scozzesi li costrinsero a edificare un grande muro (Vallo di Adriano); i Germani a porre il Reno come confine; gli Scito-carpatici a porre il Danubio e il Mar Nero come confini; i Parti li bloccarono in Persia; coi Mauretani in Africa dovettero scendere a compromessi.

L’impossibilità di avere enormi quantitativi di schiavi da sfruttare costrinse gli schiavisti a trasformarli in coloni, cioè in schiavi a metà.

Il problema più grave però fu un altro: in quella fase lì, in cui le pretese egemoniche ed espansive dovettero ridimensionarsi, la politica si militarizzò enormemente. Per affrontare le contraddizioni interne, sempre più esplosive, il senato fu costretto ad affidarsi ai generali, che spesso diventavano imperatori grazie al consenso dei loro militari. E grazie a questo consenso gli imperatori si sentivano piuttosto indipendenti dalle direttive del senato romano.

Per mantenere l’enorme apparato militare e burocratico, lo Stato diventò sempre più fiscalmente esoso, sicché la vita economica cominciò a spostarsi progressivamente dalle città alle campagne, dove si posero le basi per la nascita dei futuri borghi rurali e castelli medievali.

Quando poi i cosiddetti “barbari” sfondarono i confini occidentali dell’impero, l’economia si trasformò decisamente da monetaria a naturale, essendo basata sull’autoconsumo e sul baratto. Quello fu anche il momento in cui l’ideologia dominante si trasformò da pagana a cristiana. I “barbari” erano già cristianizzati.

Purtroppo questo processo storico, che durò all’incirca tre secoli (da Augusto a Diocleziano), fu molto cruento per tutte le popolazioni dell’impero.

Oggi i nuovi romani sono gli americani, in procinto d’essere sconfitti in Ucraina e, domani, a Taiwan, come già lo sono stati in Afghanistan e in altri Paesi islamici. Anche dal Sudamerica e dall’Africa sono destinati ad andarsene. La loro pretesa egemonia mondiale è finita. Devono solo prenderne atto, ma non lo faranno in maniera spontanea, senza provocare immani disastri umani e materiali.

In particolare resta da realizzare una transizione molto dolorosa per l’occidente: quella dalla democrazia formale dei parlamenti alla dittatura esplicita dei militari. Gli ultimi due imbarazzanti presidenti espressi dagli USA, Trump e Biden, dovranno essere sostituiti da figure militari di alto livello, che sappiano garantire al capitalismo una qualche sopravvivenza. In questa trasformazione epocale la UE non riuscirà a emanciparsi dal ruolo di sudditanza nei confronti degli USA, a meno non venga conquistata dalla Russia.

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