Non capisco molto Nicolai Lilin, il romanziere russo residente in Italia dal 2004. Naturalmente qui mi riferisco a lui come storico e geopolitico.

Prendiamo alcune affermazioni di una sua lunga intervista concessa a teleambiente.it nel marzo scorso.

“Putin è un dittatore autoritario che da oltre 20 anni è al potere, è lontano dall’ideale politico occidentale. Per lui, e per chi lo sostiene, un cambio di presidenza ogni quattro anni è un segno di debolezza politica. I russi temono l’occidente, hanno visto cos’ha fatto in Iraq, in Afghanistan, in Siria e nel Nord Africa e sanno che gli Stati Uniti sono il Paese che ha bombardato più Paesi al mondo dalla seconda guerra mondiale a oggi. Seguendo le sue ambizioni geopolitiche, Putin è appoggiato dalla maggioranza dei russi perché l’occidente lo ha permesso (col suo comportamento aggressivo). L’occidente ha perso la sua identità, sostituendola con l’impulso irrazionale. Oggi viviamo in una società regolata dall’impulso del consumismo e della mancanza di spirito critico. Sì, Putin ha invaso l’Ucraina, ma non tutti sanno che dal 2014, nel Donbass, la popolazione russofila viene sterminata indiscriminatamente dai neonazisti, riuniti in formazioni paramilitari col beneplacito della polizia. Lo confermano anche associazioni indipendenti e di certo non filorusse, come Amnesty International. La narrazione occidentale però ha omesso questi fatti. La Russia è uno dei Paesi più corrotti al mondo. Il flusso di denaro dalla Russia ha fatto comodo a lungo all’occidente. Ora le sanzioni hanno stravolto il mercato tra l’Europa e la Russia. La situazione attuale fa comodo soprattutto agli Stati Uniti, che stanno realizzando il loro progetto di mantenere l’egemonia economica e militare in Europa. Per loro la Russia è un pericolo, non è un partner e lo vorrebbero come un vassallo. George Bush sr. ed Helmut Kohl dettavano la linea a Gorbaciov. Gli americani vorrebbero tornare a quell’epoca, ma Putin non vuole essere un vassallo. Tuttavia se pensiamo che gli oligarchi possano rovesciarlo, sbagliamo: da occidentali pensiamo erroneamente che la Russia sia un Paese europeo. Ma la Russia guarda anche all’Asia. Siamo a un passo da una crisi ancora più grave di quella del 1998, quando Eltsin per evitare la guerra civile dovette passare il potere a Putin, che era sostenuto da tantissimi oligarchi. Il commercio internazionale della Russia si sposta sempre di più verso la Cina e l’Asia, un mercato più ricco anche se considerato meno prestigioso di quello occidentale. La Cina sostiene la Russia perché per loro è un importante partner energetico. Da occidentale dico che l’arma più importante a nostra disposizione è la diplomazia. Non possiamo pensare di armare gli ucraini… L’Italia resta un Paese assoggettato agli Stati Uniti, ma dobbiamo negoziare con Putin, evidenziare il fallimento della guerra (umano, militare, economico e politico), ma anche concedere qualcosa alle sue ambizioni geopolitiche, a condizione che questo non avvenga mai più. Costruire la propria economia sulla dipendenza energetica da un altro Paese è molto rischioso: dobbiamo concentrarci sullo sviluppo di energie rinnovabili, anche perché è bene avere un mondo più pulito. Il gas e i combustibili fossili non sono fonti di energia pulita. L’Italia dovrebbe allontanarsi dalla NATO e sviluppare una autonomia energetica investendo nell’eolico e nel fotovoltaico. Poi dovremo anche ripensare la nostra tendenza al consumo sfrenato…”.

Indubbiamente tante cose giuste, ma almeno su una non lo capisco. Supponiamo che gli italiani del Canton Ticino in Svizzera rischino di scomparire perché duramente perseguitati dai franco-tedeschi. Supponiamo che tutte le soluzioni diplomatiche non abbiamo conseguito alcun successo decisivo, e che quella popolazione ci venga a chiedere un aiuto di tipo militare: noi cosa faremmo? Non glielo daremmo perché non vorremmo essere accusati di avere intenzioni “imperiali” in Svizzera?

Ma potremmo anche ipotizzare uno scenario in cui non esistono gli italiani. Gli abitanti della Corsica decidono di staccarsi dalla Francia. Siccome questa ha intenzione d’invadere l’isola, loro ci chiedono un aiuto militare, visto che tutte le soluzioni diplomatiche sono fallite. Noi che facciamo? In nome della non ingerenza negli affari di uno Stato estero, li lasciamo sterminare? Solo perché non sono italiani?

Con questo naturalmente non voglio dire che in cambio dell’aiuto militare, noi dovremmo posizionare nell’isola una nostra base militare o addirittura occuparla del tutto (come in genere fanno gli occidentali). Voglio dire che esiste anche il principio della solidarietà internazionale.

Certo uno potrà dire che la Russia ha incorporato il Donbass all’interno dei propri confini. Supponiamo però che gli italiani del Canton Ticino o gli abitanti della Corsica chiedano di far parte della nostra Repubblica. Noi diremmo che i loro referendum non valgono nulla? Diremmo che il diritto all’autodeterminazione dei popoli è secondario rispetto a quello della sovranità politica dello Stato e all’integrità territoriale della nazione? Siamo seri e smettiamola di usare due pesi e due misure.

Fonte: https://www.teleambiente.it/nicolai_lilin_russia_ucraina_intervista/

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