Non sopravvalutiamo Putin
Non dobbiamo sopravvalutare l’importanza di Putin. Questo è un errore che fanno gli analisti occidentali, abituati a considerare gli USA e la UE come egemoni nel mondo, e quindi propensi a sottovalutare chi non rientra nei loro angusti schemi mentali.
È fuor di dubbio che l’occidente non è in grado di capire la Federazione Russa. Infatti l’accetta solo nella misura in cui gli somiglia, com’era successo al tempo di quello sciagurato di Eltsin, che aveva inaugurato il neoliberismo economico più selvaggio, che tanto comodo faceva soprattutto agli americani.
Fu apprezzato anche Gorbaciov, ma non fu mai aiutato concretamente a democratizzare il socialismo. Gorbaciov andò bene per riunificare le Germanie, per smantellare il Patto di Varsavia, per ridurre gli arsenali militari, per chiedere scusa alle invasioni dell’Ungheria e della Cecoslovacchia, ma l’occidente preferì vedere l’URSS completamente disintegrata ed economicamente disastrata. E tutte le promesse che fece all’ingenuo Gorbaciov di non allargare la NATO a est erano simili a quelle che facevano i visi pallidi agli indiani. E non diamo la colpa a lui se non pretese nulla di scritto: gli yankee le avrebbero sconfessate lo stesso.
Putin dice cose, riguardo a un mondo multipolare, che una qualunque persona democratica dovrebbe accettare a scatola chiusa, senza neppure discuterle. Sono di una ovvietà sconcertante. Quando afferma d’essere “convinto che la vera democrazia in un mondo multipolare presuppone anzitutto la possibilità per qualsiasi nazione o società o civiltà, di scegliere la propria strada, il proprio sistema socio-politico”, che cosa dice di così sconvolgente che non sia già detto in un qualunque documento geopolitico o giuspolitico occidentale, laico o ecclesiastico che sia?
Il problema però è proprio questo, che l’occidente afferma pomposamente dei valori o dei princìpi che poi nella pratica non rispetta minimamente. L’occidente è ipocrita per definizione, e la sua incoerenza la fa pagare agli Stati più deboli, meno evoluti sul piano militare, tecnologico, economico ecc.
Ma che le idee di Putin costituiscano un’alternativa al modello economico occidentale, solo perché si rifanno a un’ideologia collettivistico-religiosa (quella ortodossa) o nazional-populistica, ce ne corre. Io auguro alla Russia di vincere in questa guerra contro la NATO, che per il suo carattere aggressivo rappresenta una vergogna dell’umanità e una fonte insopportabile di destabilizzazione. Ma sia chiaro che, una volta superato l’ostacolo, non si saranno poste neppure le basi per un superamento effettivo del capitalismo. E non potremo certo andarle a cercare in Cina, come fa certa sinistra radicale made in Italy.
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