L’idealismo di Putin
Pare che Putin abbia detto che accettare l’accordo di Minsk sia stato un errore che non avrebbe ripetuto. In che senso?
Nel senso che il suo parlamento gli aveva chiesto di usare la forza nei confronti del governo di Kiev che aveva scatenato una guerra civile nel Donbass. Invece lui si limitò a prendere atto del risultato del referendum della Crimea nel 2014 e non diede peso agli analoghi referendum delle due repubbliche autonomiste. Pensò che gli Accordi di Minsk sarebbero stati sufficienti per garantire l’autonomia ai filorussi.
Questo dimostra che Putin è un moderato che crede nel valore della parola scritta, soprattutto quella sottoscritta da istituzioni di prestigio, come p.es. i governi degli Stati o l’ONU. Cosa che invece per gli occidentali ha importanza solo sulla base di convenienze di volta in volta mutevoli.
Chi conosce la Russia dovrebbe sapere che spesso i suoi presidenti sono degli idealisti, persone di altri tempi, che in occidente non esistono più da un pezzo. Non vogliono passare alla storia come dei soggetti cinici e crudeli. E tanto meno vogliono assomigliare ai presidenti statunitensi, che per non apparire cinici e crudeli, si fingono umani e democratici.
Io penso che Putin passerà alla storia e la storia gli darà ragione quando non ascoltò gli estremisti russi che lo criticavano d’essersi fidato delle promesse di Francia e Germania, che si erano fatte garanti dell’attuazione degli Accordi di Minsk. Nel 2014-15 nessuno poteva immaginare che queste due grandi nazioni europee sarebbero state caratterizzate da un voltafaccia così clamoroso.
Anche Zelensky passerà alla storia, ma come il peggior presidente che l’Ucraina abbia mai avuto.
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