Putin ha definito l’espressione “Paesi ostili” inesatta e scorretta, perché non sono tanto i Paesi in sé, quanto piuttosto le loro élite o i loro leader ad essere ostili.
Questo è un segno di democrazia. Anche i sovietici, quando combattevano i nazisti dicevano la stessa cosa. Una cosa sono i governi, un’altra le popolazioni.
È l’occidente che ha inventato la categoria di “Paese ostile”. D’altronde ne ha bisogno per giustificare le sanzioni economiche, che quando vengono messe hanno lo scopo di colpire tutta la popolazione, senza fare distinzioni di sorta. Le sanzioni economiche sono un vero atto criminale. Al massimo dovrebbero essere di tipo politico o giuridico o diplomatico, in modo da colpire effettivamente il governo in carica.
Va detto però che se la popolazione dello Stato che decide di sanzionare economicamente un altro Stato, fa finta di niente, indirettamente è complice. Come lo è quando non impedisce a una propria azienda di andare a sfruttare le risorse umane e materiali di un Paese sottosviluppato.
Alla fine, quando si deve individuare un nemico, la definizione di “Paese ostile” non è poi così sbagliata. Semmai esistono livelli diversi di responsabilità. Generalmente i popoli approvano l’operato dei loro governi perché non hanno gli strumenti per decodificare le falsità del mainstream. Ma è fuor di dubbio che oggi non si dichiarano delle guerre se i governi non vedono un certo consenso popolare. Questo consenso può esprimersi anche come indifferenza o come attesa neutrale, in vista di decisioni da prendere successivamente.
Il problema oggi è che, con le armi che abbiamo, qualunque attendismo può essere molto pericoloso. All’inferno non ci finiscono solo i criminali ma anche quelli che sono stati a guardare dalla finestra.

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