I conti della serva
Nel 2022 l’Italia ha speso l’1,51% del proprio PIL per la spesa militare. In termini assoluti parliamo di 28,75 miliardi di euro (circa 80 milioni al giorno). Rispetto al totale della spesa militare della NATO (circa 1.000 miliardi) contribuiamo per il 3%. È quanto afferma l’ultimo report annuale di Stoltenberg, che continua a chiedere che bisogna arrivare come minimo al 2% del PIL, perché non possiamo dare per scontata la nostra sicurezza. Come se in questo momento dovessimo affrontare un’invasione aliena che minaccia di distruggere l’intero genere umano.In ogni caso l’attuale governo guerrafondaio, guidato dalla superwoman Meloni, ha promesso di arrivare al 2% entro quest’anno, assicurando che non verrà diminuita la percentuale del PIL per istruzione (3,9%), sanità (6,4%) e ricerca (1,5%). Peccato che queste percentuali sono già tra le più basse in Europa tra i Paesi trainanti. Semmai avrebbe dovuto dire il contrario, se mai fosse davvero un’amante della patria.No, lei ama i muscoli, e non può sopportare che il nostro Paese si collochi al di sotto della percentuale di spesa media dei membri NATO, che è dell’1,65% del PIL. Naturalmente fanno eccezione gli Stati Uniti, che per la spesa militare hanno raggiunto il 2,58% (ma in termini assoluti coprono una spesa del 70% sul totale, una spesa che poi recuperano vendendo armi a tutta l’Europa).Con cifre così enormi è escluso a priori che la Russia possa vincere in Ucraina. Sarebbe un insulto nei confronti dei contribuenti.Intanto la nostra spesa pubblica ha già sfondato il tetto dei 1.000 miliardi (1.085), di cui il 4% se ne va solo per pagare gli interessi: ciò corrisponde al 56,8% del PIL, mentre le entrate pubbliche sono state nel 2022 il 48,8% del PIL.Si può continuare a spendere più di quello che si incassa? Nel mondo del commercio dopo un po’ si chiudono i battenti.
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