Quando il 1° marzo 2022 il Senato e la Camera del nostro Parlamento approvarono a maggioranza – contrari 13 senatori e 25 deputati – il “decreto Ucraina,” che all’art. 1 autorizzava a fornire armi letali a Kiev per contribuire alla sua difesa, i nostri politici avevano nella sostanza compiuto una dichiarazione di guerra. Tant’è che, in maniera ipocrita, per non far vedere che si stava nettamente violando l’art. 11 della Costituzione, si decise di mantenere segreta la lista delle armi da inviare. L’intero governo Draghi andrebbe posto sotto processo, e anche quello della Meloni, non avendo fatto altro che peggiorare la situazione.

L’Italia dovrà per forza pagare le conseguenze di questo atto scriteriato e reiterato. Non potrà trincerarsi dietro le solite frasi, del tipo: “Ce l’ha chiesto l’Europa”, “Facciamo parte di un’Alleanza atlantica”… Uno statista o anche solo un parlamentare o un politico che non sa ragionare con la propria testa, che non può prendere decisioni in autonomia, dovrebbe dimettersi da qualunque incarico, anzi dovrebbe cambiare mestiere, poiché non avrebbe il diritto di sottrarsi al giudizio di un tribunale internazionale. Sfruttare il privilegio dell’immunità parlamentare per compiere nefandezze, è una delle cose più spregevoli che esistano.

Chiunque, invece di impedire una guerra, la istiga, la fomenta, rifiuta l’uso della trattativa, della diplomazia, o, peggio ancora, si schiera apertamente dalla parte di uno dei contendenti, rifiutandosi di ascoltare le ragioni dell’altro, e agisce subdolamente dietro le quinte, agendo come se fosse una guerra per procura, dovrebbe subire una condanna penale, poiché con le sue azioni, dirette o indirette, ha mandato a morte decine, centinaia di migliaia di persone.

Chiunque abbia pensato, anche solo per un momento (per es. in una votazione parlamentare), che sarebbe stato meglio armare Kiev che trattare con Mosca, o che, armando l’Ucraina, si sarebbe costretta la Russia alla trattativa, indipendentemente dalla situazione pregressa nel Donbass, meriterebbe d’essere processato quanto meno in un tribunale di carattere etico-politico, giusto per far capire alle generazioni successive che questi comportamenti sono eticamente riprovevoli e politicamente antidemocratici.

È da bellicisti, da guerrafondai affermare che, siccome l’ONU, nel caso dell’Ucraina, non poteva far niente, poiché nel Consiglio di sicurezza la Russia avrebbe posto il veto a qualunque risoluzione a suo sfavore, non restava altro da fare che armare il governo di Kiev. È stato da criminali sostenere che l’unica decisione possibile alla risoluzione di quel conflitto non era una conferenza internazionale ma una dichiarazione di guerra, esplicita o ibrida che fosse.

Noi non solo abbiamo provocato immani disastri umanitari e ambientali, ma, così facendo, abbiamo avallato i comportamenti e le decisioni di un governo profondamente antidemocratico, pervaso da un’ideologia nazionalista e persino neonazista.

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