Gli ipocriti costituzionalisti di casa nostra fanno questo ragionamento: la proporzionalità deve essere il criterio guida sulla scelta dei mezzi militari da inviare a Kiev, proprio perché l’Italia non è in guerra con la Russia.

Quindi fino adesso, sulla base della narrativa precostituita e assolutamente astratta di Paese aggredito e Paese aggressore, noi abbiamo dato all’Ucraina armi sufficienti a difendersi. Infatti per più di un anno i neonazisti di Kiev sono riusciti a non capitolare, non avendo accettato alcuna resa incondizionata e avendo posto, nelle poche trattative realizzate con la mediazione turca, delle condizioni che ai russi apparivano infattibili.

Ora però, se si continua a ragionare in termini così fuori dalla realtà, come si procede? Dopo la disfatta a Bakhmut cosa pensano di fare gli occidentali per evitare che venga distrutta anche Kiev? Il fatto di aver concesso a Zelensky fiumi di denaro e di armi ci autorizza a impedire che siano gli ucraini a decidere come far finire questa guerra?

Se si continua a ragionare col criterio della proporzionalità, ad ogni successo sul campo di battaglia dell’esercito russo, finiremo col ritenere equo l’invio di armi all’uranio impoverito, fino al punto in cui non resterà che usare le armi atomiche vere e proprie. È davvero questo che vogliamo? Fino adesso non abbiamo indovinato neanche una previsione sul destino della Russia. Possiamo rischiare che la ritorsione di Mosca all’uso del nucleare da parte nostra, non avrà su di noi le conseguenze apocalittiche che ci vogliono far credere? A questi livelli di pericolosità il gioco vale la candela? Ma soprattutto a questi livelli di assistenza militare e finanziaria come potremo continuare a sostenere che non siamo in guerra con la Russia? Davvero per sentirsi parte attiva in un conflitto militare è necessaria una esplicita dichiarazione di guerra? Ci rendiamo conto che se questa dichiarazione venisse fatta dagli USA, la UE, appartenendo alla NATO, non potrebbe sottrarsi all’obbligo di entrare in guerra?

La Russia ci considera già co-belligeranti, e di tutte le nazioni europee teme soprattutto quelle dotate di armi nucleari, in grado di colpirla entro i propri confini. Il fatto che noi non si dichiari guerra con tutti i crismi formali, o che si voglia continuare il conflitto, usando gli ucraini in una guerra per procura, sta diventando una sfumatura irrilevante, come le 16 definizioni di grigio quando i monitor a colori non esistevano.

Se tutta questa resistenza al male l’avessimo usata per impedire a Kiev di distruggere le due repubbliche autonomiste, a quest’ora vivremmo tutti felici e contenti.

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