Se in questa guerra contro la Russia il governo di Kiev continua a credere nelle promesse mirabolanti dell’occidente, che succederà dopo che l’attuale controffensiva sarà servita soltanto a decimare ancora di più il proprio esercito?

Se la NATO rifiuta qualunque trattativa prima che i russi si siano ritirati dal Donbass e dalla Crimea, quale altro modo c’è di risolvere il conflitto?

Quando il governo di Kiev prenderà atto che la guerra non può essere vinta contando solo sulla potenza delle armi occidentali, come farà la NATO a non intervenire direttamente inviando le proprie truppe? Come potrà ancora sostenere la versione ufficiale di questa guerra, secondo cui la NATO non è in guerra contro la Russia?

Come può la NATO intervenire direttamente in difesa di un Paese che non appartiene alla propria alleanza? È evidente che deve accadere qualcosa di così grave da indurre la NATO ad accettare immediatamente, in via del tutto straordinaria, la presenza dell’Ucraina all’interno della propria alleanza.

A quel punto però scatterebbe l’art. 5 dello Statuto che comporterebbe uno scontro diretto tra NATO e Russia. Che farebbero Ungheria e Turchia, che non hanno mai posto sanzioni anti-russe e che quindi non sarebbero disposte a fare una guerra contro la Russia?

Ma se il prossimo scenario fosse questo, cosa potrebbe impedire che la guerra non si trasformi da convenzionale a nucleare? Forse la convinzione che non ci possono essere vincitori in una guerra nucleare e che quindi non può essere combattuta?

Eppure gli analisti stanno constatando il contrario, e cioè che il timore dell’uso di armi nucleari per risolvere il conflitto sta scemando tra gli ambienti politici e militari dell’occidente.

Davvero gli europei sarebbero disposti a vedere le proprie capitali distrutte dall’atomica, pur di non riconoscere l’appartenenza del Donbass e della Crimea alla Federazione Russa?

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